venerdì 11 ottobre 2013

MONTE ISOLA : in vendita la "CASA DEL DOTTORE"

 

 L’Amministrazione Comunale di Monte Isola ha posto in vendita al miglior offerente “la casa del dottore” un’importante dimora signorile risalente al XVIII secolo, edificata all’interno di un nucleo agricolo collinare coltivato a viti ed ulivi,  frutto dell'antico recupero di una preesistente torre di guardia, e nelle vicinanze di un castello quattrocentesco.
Il Ministero ha riconosciuto l'interesse storico artistico del'edificio attraverso la dichiarazione di interesse culturale, ai sensi del vigente codice dei beni culturali e del paesaggio.
Si tratta di un imponente edificio a pianta quadrangolare articolato su due piani (terra e primo di mq. 267 cadauno), oltre ad un piano sottotetto (di mq. 267), libero sui quattro lati in posizione dominante vista lago, caratterizzato da prospetti austeri con forature che mostrano modanature per la maggior parte originali. Ben conservato è anche l’impianto architettonico primitivo caratterizzato da spesse murature e bello il giardino esterno (di mq. 1120,00) che la circonda.
L’immobile necessita di integrale ristrutturazione e viene venduto nello stato di fatto e di diritto in cui si trova, libero da persone, libero da diritti e servitù sia attive che passive, apparenti e non apparenti.


 

Il dottor Bicci, ricordo dello storico medico

 Ha dedicato la sua vita alla cura degli uomini e nel territorio del lago d'Iseo ha salvato, negli anni, moltissime persone. Tutti quelli che l'hanno conosciuto ricordano così il dottor Bicci sempre disponibile, attento ed ottimo medico. Raffaello Bicci è stato il vero medico di famiglia, prima a Monte Isola, poi primario all'ospedale di Iseo, presidio ospedaliero potenziato e cresciuto grazie alla sua opera. Pur non essendo nativo del luogo, si è talmente prodigato per la sua gente che non ha più voluto lasciare il lago ed il paese di Iseo, dove ha sempre abitato.
Nato a Firenze si era laureato in medicina e chirurgia nel 1939; nel 1936 era stato olimpionico di atletica leggera a Berlino. Con la famiglia, la moglie e la figlia Cristina fu trasferito nel 1944 a Monte Isola, grazie all'intercessione degli alleati, e qui iniziò l'attività di medico condotto, abitando nella famosa «casa del dottore» di Menzino.  A Monte Isola nacquero le altre due figlie, Daniela ed Emanuela e sull'isola divenne il punto di riferimento per tutti coloro che avevano bisogno, pescatori, donne partorienti, bambini ed anziani. Curò e si occupò di generazioni di persone, non aveva orari e non andava mai in vacanza. Trasferito a Iseo cercò e riuscì ad incrementare sempre più i servizi dell'ospedale locale di cui fu primario fino al 1977. Fu fondatore dell'Avis di Iseo e rimase legato al gruppo fino a pochi anni fa. La sua professione lo portò ad operare, in concomitanza con l'ospedale di Iseo, anche alla Poliambulanza e poi al San Camillo di Brescia, cliniche gestiste dalle Suore, ordini che per la serietà e la disciplina prediligeva. Cercò di trasferire in attività anche le cose che amava, cioé lo sport e la disponibilità civica per il proprio paese.Fu presidente dell'Orsa Iseo (la squadra di calcio costituita da ragazzi iseani) e consigliere comunale.
Lucido ed attivo fino alla fine, ha guidato l'auto sino a novantasei anni e letto ogni giorno due quotidiani.
Nato a Firenze si era laureato in medicina e chirurgia nel 1939; nel 1936 era stato olimpionico di atletica leggera a Berlino. Con la famiglia, la moglie e la figlia Cristina fu trasferito nel 1944 a Monte Isola, grazie all'intercessione degli alleati, e qui iniziò l'attività di medico condotto, abitando nella famosa
Ebbe un incidente molto singolare: si ruppe il femore in occasione della premiazione effettuata dall'Ordine dei medici che gli conferirono l'onorificenza per i sessant'anni di laurea. Trascorse i suoi ultimi anni a Iseo, vicino ai nipoti ed ai pronipoti, curando il giardino e facendo passeggiate; non era interessato infatti a conoscere altri luoghi, così come non fece mai neppure in gioventù, dedito solo al lavoro di medico ed a salvare vite umane. Ciò che gli bastava, ricordano la figlia Daniela e la nipote Francesca, era vedere il lago, nuotare, essere circondato dai suoi cari e dai suoi animali.